1 Caffè Onlus, mediamo buone azioni

16/07/2024

Da più di 10 anni l’associazione co-fondata da Luca Argentero promuove iniziative di solidarietà. Il direttore generale Silvia Meacci ci racconta come.

Nel 2011 Luca Argentero e un gruppo di amici torinesi hanno sentito il bisogno di ricambiare la fortuna che la vita gli aveva riservato creando un’iniziativa che sposasse e alimentasse progetti di solidarietà. È nata così 1 Caffè Onlus, per promuovere la cultura del gesto del dono. L’idea viene dalla tradizione napoletana del “caffè sospeso”, quando un cliente paga alla cassa un caffè in più per il prossimo cliente che ne avrà bisogno. Così si è pensato alla dimensione di micro-donazioni che potessero diventare un’abitudine quotidiana a una buona azione condivisa. Un importo democratico, magari l’equivalente di un caffè a settimana, 52 euro, per promuovere piccole iniziative che restituiscano valore alla comunità.

Silvia Meacci è il direttore generale di 1 Caffè Onlus con cui collabora da 7 anni. È una realtà che ha costruito un network di solidarietà che si concretizza nel lancio ogni settimana di una nuova iniziativa di solidarietà.

Siamo in costante contatto con diverse realtà non profit che promuovono progetti specifici. Essendo ormai conosciuti, spesso anche il passaparola ci aiuta a individuare nuove piccole iniziative che riusciamo ad aiutare con cifre che vanno da qualche centinaio a qualche migliaio di euro a settimana. Riusciamo a non imporre commissioni e a coprire con le nostre risorse anche i costi di intermediazione bancaria, permettendo ai donatori il trasferimento integrale del loro supporto economico.

Mi ha sorpreso la dimensione digitale della vostra realtà. Come funziona?

Ci siamo da subito configurati come una piattaforma di crowdfunding, un sistema di raccolta dei contributi innovativo per sua natura; ma la dimensione digitale della nostra attività agisce su più fronti. Accettiamo e incoraggiamo tutti i principali sistemi di pagamento, compresi Satispay e PayPal, persino versamenti in criptovaluta (grazie alla collaborazione con Young Platform), ma questo aspetto del sistema ci serve anche per garantire la trasparenza e la rapidità di cui abbiamo bisogno.
Ci rivolgiamo sempre a piccole iniziative, ad associazioni che non abbiano più di 500 mila euro di raccolta fondi annua, ma svolgiamo tutti i controlli necessari a tutela dei nostri sostenitori, verificando in primis che gli enti siano regolarmente costituiti, poi sottoponendo le associazioni e i loro progetti al vaglio di un comitato scientifico terzo. Naturalmente il digitale arriva fino a un certo punto: il contatto umano e la condivisione diretta sono insostituibili, soprattutto nel terzo settore. Anche per questo abbiamo promosso Campo Base, luogo di accoglienza, supporto e formazione per gli enti non profit che ha la sua sede a Torino.

Lanciare un’iniziativa a settimana deve essere impegnativo, come fate?

La nostra rete di collaborazioni ci permette di ricevere continuamente nuove candidature. Ci piace pensare di essere degli intermediatori della solidarietà che riescono a traghettare la volontà di donare verso iniziative meritevoli in tutto il territorio nazionale. Per questo il dialogo con le comunità e gli enti del terzo settore è continuo.

Ci interfacciamo anche con imprese che vogliano applicare i principi della responsabilità sociale al loro operato. Spesso hanno bisogno di un supporto professionale nella progettazione e nella attivazione di iniziative specifiche sul territorio oppure orientate su temi particolari. A volte l’esperienza può fare la differenza, perché l’Italia è piena di iniziative di volontariato che hanno bisogno di un aiuto professionale.

Ho notato una certa attenzione per le tematiche sociali e socio-sanitarie, avete degli orientamenti specifici sulle iniziative che aiutate?

In realtà 1 Caffè Onlus ha avuto modo di aiutare più di 900 realtà associative nel corso della propria storia e la presenza di molti progetti in ambito sociale o socio-sanitario riflette piuttosto la statistica di questi progetti, che nascono dove si individuano delle carenze nel sistema. Abbiamo supportato anche diversi progetti di cooperazione internazionale e di economia solidale, ma sempre originati da realtà con sede in Italia, che possiamo adeguatamente monitorare.

Qualche progetto che avete seguito?

Sono tanti, ma - soltanto a titolo di esempio - ricordo quello dei “Portatori sani di sorrisi”, con Felicetto, un camper colorato dentro e fuori che accompagna dalla Puglia dei bambini malati con le loro famiglie nei centri di cura migliori d’Italia. Una bella evoluzione che stiamo notando nei progetti è anche il crescente approccio inclusivo di diverse iniziative che, ad esempio, consentono a bambini con difficoltà e senza di condividere delle esperienze. I nostri progetti sono numerosi, ma tutti sono animati dall’intenzione di donare qualcosa.

 

 Giovanni Digiacomo