Ivrea è un’idea.
Un secolo di storia da cui spiccare il volo.
Ivrea e il Canavese furono il teatro, nel secolo scorso, di un esperimento sociale originale che volle cambiare il mondo attraverso uno strumento privilegiato: la fabbrica. Adriano Olivetti assegnò all'impresa un compito nuovo: contribuire alla costruzione di una società a misura d'uomo. La fabbrica di beni divenne allora Fabbrica di Bene, distribuì prodotti e stipendi, ma anche servizi sociali, cultura, democrazia e bellezza. Fece di questo impegno una chiave del suo successo internazionale.
Dall'edificio “mitico” di mattoni rossi, costruito da Camillo Olivetti alla fine dell'Ottocento, gli edifici industriali crebbero con l'espandersi dell'azienda attraverso quattro suggestivi ampliamenti architettonici, nel segno dell'armonia, della luce e della trasparenza. È giunto il momento di varcare i confini, di edificare il Quinto Ampliamento: quello squisitamente immateriale e ideale, per la rigenerazione delle imprese, del lavoro, dei territori.
“Via Jervis, a Ivrea, è la via più bella del mondo” (Le Corbusier)
C'è stato un modo visionario di fare impresa e Ivrea ne porta ancora i segni meravigliosi, che la candidano a diventare Patrimonio Unesco come “Città industriale del XX secolo”. Ma occorre interpretare questi segni, decodificarli, disporli su una mappa per chi è in cerca di nuove direzioni. A Ivrea il futuro vive intrappolato nel passato. Quinto Ampliamento vuole liberarlo, contribuendo a trasformare questa corposa eredità in uno stimolo al cambiamento, un'occasione di ispirazione. Ivrea è già meta suggestiva per le imprese che si interrogano sul senso del proprio cammino: può diventare qualcosa di più, un Polo dell’Economia Civile per la formazione professionale e universitaria, per l'incubazione di nuove aziende. Tutto dentro le architetture olivettiane.