Pubblichiamo uno scritto di Stefano Zamagni - professore, economista italiano, ex presidente dell'Agenzia per il terzo settore, apprezzato in tutto il mondo per i suoi studi in materia di economia civile, presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali e socio onorario de Il Quinto Ampliamento - pubblicato all'indomani dell'inizio della fase 2 della pandemia di Covid 19.
Come la storia insegna, le epidemie affliggono le società attraverso le vulnerabilità che gli uomini creano per il tramite delle loro relazioni con l’ambiente, con le altre specie e tra loro. I microbi che innescano le pandemie sono quelli la cui evoluzione li ha resi adatti alle nicchie ecologiche preparate dagli uomini che vivono in società. Il coronavirus si è diffuso nella maniera di cui ora sappiamo perché esso ha trovato il suo fitting (adattamento) nel tipo di società che noi abbiamo costruito: megalopoli disumane; aumento endemico delle disuguaglianze sociali che spingono i gruppi meno abbienti a cibarsi della carne di animali selvatici commerciati nei wet market; una urbanizzazione frenetica che distrugge gli habitat animali, alterando le relazioni tra umani e animali. In particolare, la moltiplicazione dei contatti con i pipistrelli, animali che sono una riserva naturale di innumerevoli virus capaci di attraversare le barriere di specie e di riversarsi sugli uomini.