Il fondatore Sano Musab Hijazi ci racconta le sfide della sua impresa innovativa
Per Sano Musab Hijazi, fondatore della nota startup dell’intelligenza artificiale It’s Prodigy, non è stata sempre facile. Nato 40 anni fa a Damasco, con la famiglia è stato prima in Arabia Saudita e poi è arrivato a 7 anni in Italia, a Lignano Sabbiadoro, dove ha fatto le scuole elementari e medie, quindi a Udine, dove ha fatto le superiori e cominciato gli studi di informatica. “Ho avuto la cittadinanza a 30 anni”, ammette nel suo accento italo-siriano, “prima solo permessi di soggiorno”.
Con l’informatica e la determinazione si è però costruito presto un percorso di crescita.
All’inizio ho fatto di tutto, dal volantinaggio all’insegnamento, allo sviluppo di software ovviamente. Tanti lavoretti e la voglia di riuscire da solo, con le mie forze, senza il bisogno di aiuti dalla mia famiglia né di nessun altro. Ho deciso di vivere a Mestre e quando ho perso il lavoro mi sono rimboccato le maniche vendendo lo sviluppo di siti web: praticamente 6-8 mesi durissimi con in tutto solo una pizza a settimana, una fetta al giorno, dopodiché ho iniziato nella consulenza per pubblica amministrazione e banche da 80 euro lordi al giorno, poi però l’impegno mi ha premiato e nel giro di due anni, tra il 2013 e il 2014, ho portato i miei incassi fino a 500-600 euro al giorno (lordi ovviamente). A quel punto ero già diventato un consulente IT per le imprese e avevo un profilo più manageriale. Nel 2015 mi trasferisco a Milano dove accetto un’offerta che mi remunerava di più e dove prendo delle certificazioni in ambito management.
E poi?
A settembre 2017 ho deciso di fondare la mia società di intelligenza artificiale, ho un piano, avevo già tutte le competenze manageriali e informatiche che mi servivano, ma sapevo che per fare impresa serviva anche altro. Così mi indebito con un finanziamento bancario di 30.000 euro con un piano industriale che convince le banche e nel 2017 nasce It’s prodigy con capitale sociale 1 euro. Nel 2020 porto l’azienda a fatturare 350 mila euro e nel 2022 1,6 milioni di euro con capitale sociale di 200 mila.
Un sogno che si realizza, immagino…
Sì, ma anche una sfida importante, la più difficile che avessi affrontato. Mi aiutano le leggi in favore delle startup innovative e le garanzie per il microcredito. Non mancano le difficoltà, ma non mancano neanche le idee. Nel 2018 all’Hannover Messe, importante fiera di settore, presento un progetto per la redazione automatica di report finanziari decisionali per le imprese, un prodotto completo che desta attenzione e interesse. Ci vogliono però troppe risorse per metterlo subito a terra, quindi conservo e miglioro la tecnologia e lo metto in statuto: ci rivedremo presto. Ma siamo cresciuti rapidamente e ora lavoriamo con molte realtà di primo piano come Fincons, Fastweb, Gruppo Scai e con le pubbliche amministrazioni. Abbiamo anche ottenuto diversi riconoscimenti, l’ultimo è il Premio America Innovazione 2023 della Fondazione Italia Usa, dedicato alle migliori start-up italiane.
Quali sono le maggiori applicazioni di intelligenza artificiale di It’s Prodigy?
Noi puntiamo a essere soprattutto partner delle imprese con cui lavoriamo, puntiamo a crescere insieme a loro e non soltanto a fornire dei servizi. Uno dei punti di forza delle nostre soluzioni è che sono estremamente flessibili, non hanno bisogno di lunghi periodi di set-up. Sono in pratica dei plug & play attivabili dopo un paio di giorni e interfacciabili con qualunque tipo di sistema. Il manager ottiene così un’interfaccia di livello umano con tutta l’impresa: gli permette di vedere e interagire con ogni punto dell’azienda, dal magazzino, al front office, alla contabilità. La nostra piattaforma diventa così un supporto decisionale strategico e un passo fondamentale nella digitalizzazione dell’impresa. È la nostra piattaforma “Data Prodigy” che ci ha permesso quindi di produrre con Deloitte circa 6.000 report aziendali con raccolta e analisi dei dati a costi fortemente ridotti. La nostra “Visura Digitale” permette invece ai clienti di ottenere rapidamente un report su tutta la propria presenza online, quindi di capire su cosa deve lavorare per migliorare la propria visibilità in termini di marketing e di SEO, per esempio. Sono tutte soluzioni che fanno ampio impiego dell’intelligenza artificiale e quindi trasformano la raccolta dei dati in analisi e modelli decisionali. Presto avremo anche una divisione dedicata alla cybersecurity.
Quali sono le dimensioni di It’s Prodigy? Quali i piani per il futuro?
Nel 2022 abbiamo fatturato 1,6 milioni di euro e raggiunto un utile da 250 mila euro circa, nel 2023 puntiamo a un giro d’affari di 2,6 milioni di euro e a investire ancora nella crescita e nello sviluppo con l’assorbimento di nuove competenze. Il mio obiettivo è raggiungere entro uno o due anni un fatturato da 10 milioni di euro. Con la massa critica adeguata potrei a quel punto valutare la quotazione in Borsa. Il bello è che il nostro percorso di crescita coincide con l’aiuto che forniamo alle imprese nella digitalizzazione e nello sviluppo di soluzioni che le rendono competitive e le difendono sul mercato anche con le risorse dell’AI.
Ma l’intelligenza artificiale non rischia di sottrarre troppi posti di lavoro all’economia? Persino i suoi maggiori fondatori hanno chiesto una regolamentazione chiara e forte che scongiuri i pericoli per l’umanità che potrebbe nascondere. Lei cosa ne pensa?
Dal mio punto di vista credo che invece l’intelligenza artificiale stia creando tanti posti di lavoro nuovi e diversi, che un tempo non potevamo neanche immaginare. Ci aiuta e ci aiuterà sempre di più a fare meglio il nostro lavoro, a produrre più articoli e report, a valutare grandi moli di dati che poi saranno valorizzate comunque sempre dalla qualità di un ingegno umano. È solo uno strumento molto potente, ma ormai necessario. Quanto alle paure alla Terminator per la rivolta dell’intelligenza artificiale, credo che siano timori irrazionali, più che pericoli concreti.
Giovanni Digiacomo