Ico Impresa Sociale, tra rigenerazione e comunità

03/07/2024

Nicoletta Marcon e Dimitri Buracco Ghion raccontano il progetto Officine ICO Lab a due anni dalla nascita

Il progetto Officine ICO Lab nasce con l’obiettivo di dar vita a un’iniziativa capace di generare nuovo valore per la comunità: uno spazio aperto e vivo in cui ospitare attività culturali, formative e sociali.
Gestito da ICO impresa sociale, realtà costituita nel marzo 2022, il progetto si propone quindi come laboratorio che prova a fare sintesi e mettere a terra esperienze in vari campi del terzo settore.
Il tutto con l’intento di stimolare un dibattito e offrire momenti di riflessione che possono aiutare a comprendere meglio il presente e a prefigurare futuri possibili.

Nicoletta Marcon, presidente di ICO Impresa Sociale è tra coloro che più si sono spesi per innestare un percorso di rinascita e sviluppo alle Officine ICO. “Pensiamo sia importante lavorare per rafforzare legami e pratiche collaborative in modo che questi diventino spazi di confronto che si nutrono degli stimoli provenienti dall’incontro della comunità con le istanze del mondo contemporaneo. La nostra esperienza – ci spiega - si inserisce nel progetto di riqualificazione degli ex edifici Olivetti di Ivrea e a modo suo intende raccogliere quel lascito imponente trasformandolo in una pratica concreta di sviluppo comune.

Leva essenziale della nostra iniziativa sono gli spazi che gestiamo: il Salone dei 2000 dove Adriano Olivetti ha tenuto alcuni dei suoi più importanti discorsi e l’Ico Academy, uno spazio che dedichiamo a iniziative didattiche, seminari, workshop e laboratori di formazione.
Sono la cornice di un discorso che però non vuole essere celebrativo, ma innovativo, come testimoniano le iniziative e gli eventi che abbiamo portato avanti sui temi dell’inclusione, del linguaggio, l’arte e dell’innovazione sociale”.

Ma perché un’impresa sociale?

Perché oggi, nell’attuale contesto sociale ed economico del nostro territorio – ci spiega Dimitri Buracco Ghion altro promotore di Ico Impresa Sociale – la dimensione dell’impresa sociale è forse la più adatta e interessante per rapportarsi ai cambiamenti dei nostri tempi e per operare in modo innovativo e sostenibile nell’ambito culturale e sociale.
Non c’è più la multinazionale Olivetti, che poteva finanziare in proprio welfare e cultura a livelli altissimi, portando a Ivrea magari il concerto di Giorgio Gaber o l’incontro con Pierpaolo Pasolini. Siamo in un altro contesto: interventi e progetti chiamano in causa tanti soggetti (enti pubblici, fondazioni, privato, sociale, imprese) e richiedono nuove alleanze, nuovi strumenti, e nuove forme di responsabilità condivisa.
Non a caso si parla sempre più spesso di ecosistemi, di una nuova ecologia quando si affrontano i temi dello sviluppo di territori e comunità.

Siete molto giovani, Ico Impresa Sociale è nata nel marzo del 2022, ma avete già portato avanti diverse iniziative. Qualche esempio?

Abbiamo promosso fin dalla nascita di Ico Impresa sociale – racconta Marcon - diversi momenti di incontro e di riflessione gratuiti e aperti al pubblico, per esempio con la rassegna “Dialoghi”, che organizziamo al Salone dei 2000 dall’autunno del 2022. Diversi sono stati i temi proposti, dalle disuguaglianze di genere all’importanza delle parole e del linguaggio, con la partecipazione di scrittori, filosofi e professori. Per citarne solo alcuni, il filosofo Silvano Petrosino, il professore Matteo Saudino, la fisica e divulgatrice Gabriella Greyson, Mauro Berruto, Chiara Montanari, ingegnere e prima italiana a capo di una spedizione in Antartide, Sergio Ferrentino, autore radiofonico e regista di audiodrammi e podcast…

La rassegna di “Dialoghi” che stiamo organizzando per l’autunno avrà come tema “Stereotipi e pregiudizi” e parleremo di giovani, di genere e di salute mentale.

In ambito artistico abbiamo ospitato alcune mostre tra le quali Shooting in Sarajevo, che con il fotografo Luigi Ottani e con l’attrice e autrice Roberta Biagiarelli è stata un’occasione per ricordare la drammatica pagina dell’assedio di Sarajevo e la mostra “Quadrifonia – Forma, Segno, Materia, Colore”, in collaborazione con la Galleria d’Arte Contemporanea Ferrero, con le opere di Enzo Cacciola, Marica Fasoli, Federico Ferrarini e Alfredo Rapetti Mogol. Queste sono solo alcune delle iniziative che abbiamo organizzato e che stiamo portando avanti in ambito culturale e artistico con l’obiettivo di raggiungere una nostra cifra che ci permetta di essere riconoscibili e riconosciuti.

Sul fronte sociale stiamo collaborando su diversi progetti e abbiamo iniziato a farci conoscere interfacciandoci con molti e diversi soggetti: dai consorzi socio-assistenziali alle ASL, dal mondo dell’associazionismo agli enti del terzo settore. Collaborare e promuovere spazi di condivisione non è sempre facile, ma ci piace lavorare per dare un nostro contributo e offrire qualche opportunità in più alla nostra comunità di riferimento.

La dimensione laboratoriale nell’operato di Ico Impresa sociale è fondamentale – aggiunge Buracco Ghion - Ci piacerebbe infatti rendere questa nostra iniziativa capace di produrre e generare non solo dibattito, ma anche processi di abilitazione del tessuto locale. In tal senso il ruolo che vorremmo svolgesse la nostra Academy è quello di un centro di trasferimento di competenze a servizio del territorio, in particolare del terzo settore. Un esempio concreto di questa aspirazione è il nostro corso “Operatori culturali per lo sviluppo di comunità”, avviato nel 2023 e sostenuto dalla Fondazione Compagnia San Paolo di Torino, che si propone di formare giovani professionisti che possano operare come progettisti nella costruzione di interventi culturali e a impatto sociale.

Intervista a cura di Giovanni Digiacomo