Professional link, il progetto Eulero e un modello alternativo di governance

06/06/2024

Il CEO Andrea Ferlin racconta un’organizzazione diversa, un grafo dinamico al posto delle tipiche piramidi aziendali. L’obiettivo ultimo è riconciliare l’impresa economica con l’umanità

Buone pratiche, a volte originali, sinceramente innovative.

Andrea Ferlin, cofondatore e CEO di Professional Link, conduce la società di telecomunicazioni attiva nel settore B2B corporate da anni con indubbio successo (fatturato e personale raddoppiati in tre anni) e soprattutto con un approccio molto particolare al business e alla governance che merita di essere annoverato tra le best practice raccontate dal Quinto Ampliamento. Un modello che prende il nome di Progetto Eulero, dall’inventore della teoria dei grafi.

Abbiamo sviluppato e rafforzato fin dal 2008 un sistema di amministrazione che è completamente diverso dal tipico approccio cartesiano alla governance di un’impresa. Le ragioni e gli obiettivi sono al tempo stesso filosofici e pratici e si basano su una visione alta dell’uomo e del suo lavoro come luogo di realizzazione di un individuo nella comunità e per la comunità, ma anche come campo della responsabilità e della creatività insieme. Alla struttura piramidale del tipico organigramma aziendale contrapponiamo il grafo, quella struttura inventata (o scoperta?) da Eulero nel ‘700 e composta di nodi, le nostre persone, e soprattutto di relazioni tra loro e i campi di competenza aziendale.

Andrea Ferlin


Come funziona? In un settore competitivo come il vostro non è sfidante applicare modelli originali ai processi aziendali?

In realtà è nato tutto con la fase iniziale della società in cui tutti facevano un po’ tutto, ma il modello si è potuto sviluppare anche in seguito e si è rivelato anzi competitivo, foriero di stimoli inattesi e indispensabili per chi come noi deve confrontarsi con un mercato che lotta con la riduzione dei servizi di telecomunicazioni a una semplice commodity.

Ci vuole creatività e onestà per valorizzare i servizi all’impresa. Viviamo in un’epoca strana in cui la tecnologia, un po’ come il consumismo, crea dei bisogni artificiali in modo da approntare la soluzione pre-confezionata che li soddisfa. Scoprire invece dove porta davvero l’evoluzione specifica di un’impresa e capire quali sono le sue autentiche esigenze richiede un approccio del tutto diverso. È come immaginare i futuri possibili dell’azienda, ci vuole creatività e noi ci alleniamo anche con l’arte.

Con l’arte?

Sì diamo un certo peso all’arte nei nostri programmi di formazione continua, siamo convinti che il bello possa educarci al buono e sviluppare anche quella creatività che nel nostro campo serve per trovare soluzioni nuove e necessarie per trasformare poi il nostro lavoro in utilità e profitto.
Non dimentichiamo mai la responsabilità e la sostenibilità del business, attraversa in maniera condivisa tutte le nostre persone e aree di competenza, ma per noi la creatività è un’esigenza di business e la incentiviamo anche con l’arte.

Ma in pratica questo sistema dei grafi come funziona? Come fate a mettere i nodi sullo stesso piano e incrociare le diverse competenze?

Noi non abbiamo business unit o compartimenti stagni, ma aree di competenza specifica, dall’amministrativo all’ingegneristico, dal marketing al provisioning, al delivering, al legale, alla telefonia etc. Ogni persona è un nodo munito di competenze e di relazioni con tutti gli altri nodi. Ogni processo avviato in azienda attraversa i vari nodi, le competenze, le persone che informano il processo stesso e modellano in definitiva la struttura aziendale.
È un processo olistico molto più vicino alla biologia del nostro cervello di quanto non sia la tradizionale struttura cartesiana esterna con ruoli gerarchizzati e compartimenti stagni disegnati sulla carta.
In pratica il risultato è che vediamo subito se un nodo è intasato o se c’è uno strozzamento in un flusso di lavoro. Chiaramente si creano anche figure che influenzano naturalmente i processi in maniera maggiore. Sono i nodi che sono attraversati dal maggior numero di relazioni e che influiscono di più sui processi e l’impresa, caricandosene però anche la responsabilità. La correlazione tra tutti i nodi attraverso i vari percorsi possibili ci consente comunque di individuare tensioni, sovraccarichi o inefficienze. Nel grafo vediamo tutto e possiamo correggere la rotta quando serve, ma anche incoraggiare i feedback positivi. Il segreto sono le relazioni tra tutti i nodi, i legami tra le nostre persone e il loro lavoro.

Andrea Ferlin

Ma non si rischia di frammentare tutto? Come gestite le necessità impellenti del processo decisionale?

Il cemento della nostra struttura a grafo sono i nostri valori che informano la politica aziendale fino alle singole persone, all’ultimo arrivato in PLink: team working, senso di appartenenza, spirito commerciale, orientamento al cliente, valore della cultura, spirito di iniziativa, flessibilità, disciplina, sostenibilità, apertura e ascolto.

Per noi l’umanità è al centro, l’ascolto attraversa davvero tutte le persone dalla prima all’ultima, alla ricerca di confronto, di crescita, di soluzioni. Cerchiamo di abbattere la fatica e il disagio con una sede di circa 3 mila metri quadri con le migliori tecnologie: dal microfiltraggio dell’aria, alla modellazione al calcolatore dell’acustica, fino a un sistema di illuminamento che compensa automaticamente la luce naturale e rispetta il ritmo circadiano anche con i toni dell’illuminazione. È importante perché conferma che incoraggiamo la “felicità aziendale” che, nell’ambito e con i limiti di un contesto lavorativo, punta alla realizzazione dell’umanità anche nel lavoro, nel tempo impiegato nella ricerca di soluzioni per le imprese, per il bene comune.

Cerchiamo insomma di fabbricare anche significato con le nostre soluzioni. È un approccio antropologico che ci è stato riconosciuto anche dalla Università Bicocca di Milano in vari momenti momento di incontro e dialogo fra imprenditori, accademici e antropologi in merito allo sviluppo circolare del business e alla sostenibilità sociale. È un approccio olivettiano perché riconosce la lezione del grande eporediese che abbiamo confermato anche con l’adesione al progetto delle Officine ICO nel 2022.

Alla fine di questo modello cosa apprezza particolarmente?

Il nostro progetto Eulero riesce a sposare due istanze per noi essenziali. La prima istanza è l’efficienza, che si trasforma in sostenibilità e competitività del business, in parole povere funziona, ci dà risultati, anche economici. La seconda istanza è che promuove quell’insieme di valori, quelle virtù fieramente umane che per noi sono anche il modo di intendere l’impresa e la realizzazione dell’individuo nell’avanzamento comune.

Giovanni Digiacomo