Transizione energetica e lavoro

20/07/2022

Entro il 2030 saranno circa 15 milioni i posti di lavoro generati dalla transizione energetica. Ecco quali saranno i profili più richiesti

L’Europa del Green New Deal ha dedicato alla transizione energetica la parte più importante del suo bilancio.

Una spesa crescente, confermata anche dal recente piano REPower EU presentato nel maggio 2022 dalla Commissione Europea che prova a rispondere anche alla recente emergenza energetica. Un mutamento industriale e tecnologico che avrà un impatto profondo sul mondo del lavoro: nel rapporto The net-zero transition: what it would cost, what it could bring 2022 di McKinsey and company il bilancio sarà di 15 milioni di nuove posizioni entro il 2050. Infatti, anche se in un primo momento alcune professioni subiranno una forte contrazione, si creeranno contemporaneamente nuove opportunità capaci di esplodere nei prossimi decenni. Ecco perché molte grandi aziende hanno già iniziato percorsi di riqualificazione del personale interno mentre si stanno affacciando sul mercato del lavoro giovani preparati nello specifico a quelli che sono definiti come green jobs cioè la galassia di professioni che gravitano attorno alla transizione energetica e, più in generale, alla sostenibilità.

Partendo proprio da quest’ultimo termine, sostenibilità, una figura che in questa disamina è pressoché obbligatorio citare è quella del Sustainability Manager. Si tratta del professionista chiamato a coordinare i diversi aspetti che riguardano la sostenibilità in azienda, quindi sociali, economici ed ambientali. Si tratta di un manager dalle competenze più disparate con capacità di gestire simultaneamente diversi progetti e le conseguenti rendicontazioni. Figura parallela ma con una vocazione più pratica è quella del Sustainability Practitioner, chiamato a mettere in pratica gli interventi previsti, confrontandosi step by step con il Sustainability Manager.

 

Nelle pratiche legate alla sostenibilità un ruolo chiave riguarda il settore della gestione energetica e dell’efficienza. I motivi sono diversi: se da un lato c’è il punto di vista puramente ambientale, riferito all’impatto e al risparmio di CO2 che una gestione oculata delle risorse energetiche può portare, dall’altra c’è la ricaduta sempre maggiore in termini economici. Soprattutto nelle aziende fortemente energivore, una gestione efficiente di questo comparto può incidere sensibilmente sul bilancio. Ecco perché l’Energy Manager è tornato alla ribalta. Tornato, perché si tratta in realtà di una figura professionale nata negli anni Settanta a seguito della crisi petrolifera con il compito di individuare gli sprechi e ottimizzare quanto più possibile i processi. Questa funzione oggi è stata traslata alla transizione energetica attuata a livello aziendale: un passaggio che comporta da un lato una solida base di conoscenze scientifiche e, dall’altro, una profonda conoscenza della realtà su cui si sta lavorando. L’Energy Manager oltre ad essere sempre più richiesto è anche obbligatorio in determinati contesti individuati dalla normativa.

Se da un lato c’è chi progetta, dall’altro c’è chi ha il compito di analizzare e certificare: il certificatore energetico è un’altra di quelle figure che gode della maggior domanda sul mercato. In particolare il suo ruolo è stato amplificato con il Superbonus e oggi dalla sua attività dipendono alcuni tra i principali bonus soprattutto nel campo dell’edilizia.

 

Nella macroarea dell’energia, il fotovoltaico avrà poi un ruolo sempre più determinante, al punto che proprio a questa fonte è affidata buona parte della transizione energetica. Secondo il Renowable report 2022 dellEnergy & Strategy Group del Politecnico di Milano, le rinnovabili in Italia hanno raggiunto quota 60,58 GW ma l’obiettivo al 2030 è arrivare a 125/130 GW di potenza. In questo scenario al fotovoltaico sono attribuiti gli obiettivi più ambiziosi. Per centrarli però la crescita deve essere rapida e decisa: almeno sette volte maggiore di quella attuale (circa 5,6 GW/anno contro 0,73 GW/anno). Questo implica che il settore assorbirà nei prossimi anni un buon numero di professionisti nel mondo dell’energia e di manodopera specializzata. Pensiamo al progettista fotovoltaico che stabilisce le caratteristiche che dovrà avere l’impianto fotovoltaico da installare per avere un rendimento commisurato al fabbisogno presente e futuro del cliente, privato o azienda che sia. Altrettanto necessari gli installatori cioè coloro che si occupano fisicamente dell’installazione dei pannelli e degli altri elementi della componentistica e della successiva manutenzione.

 

Allargando però l’obiettivo sul mondo dell’energia e della sostenibilità, le figure da considerare sono molto di più. Pensiamo ad esempio alla comunicazione, in cui serviranno figure specializzate sia dal punto di vista dell’energia sia da quello della pubblicità e dei social così come all’ambito del diritto dove aumenta la richiesta di veri e propri studi specializzati in tematiche ambientali. La transizione energetica è un processo ampio, pervasivo, che secondo molti trova un parallelo sono con la Rivoluzione industriale. Un evento storico che, oltre a cambiare processi produttivi e mondo economico, influì profondamente nella concezione del lavoro, nelle sue norme e nella riflessione intorno alle grandi tematiche sociali. La richiesta di ritmi di lavoro più equi, di una qualità di vita maggiore, di un diverso valore del tempo sono già temi di primaria importanza. Transizione in quanto passaggio ragionato richiede anche questo.


Articolo scritto in collaborazione con Plenitude + Evolvere